Termini e condizioni per start-up. 10 motivi per cui è essenziale rivolgersi a un avvocato!

Termini e condizioni per start-up. 10 motivi per cui è essenziale rivolgersi a un avvocato!

Quando si avvia una start-up, molti imprenditori si concentrano prevalentemente sullo sviluppo, tralasciando i termini e condizioni. Tuttavia, avere termini e condizioni chiari e ben strutturati è essenziale per la protezione legale dell’azienda, garantendo che i diritti e le responsabilità siano esplicitamente delineati, sia per la start-up che per i suoi utenti. Abbia qui individuato almeno 10 motivi per cui è opportuno rivolgersi a un legale.

I termini e condizioni rappresentano un contratto tra l’impresa e i suoi utenti o clienti, stabilendo le regole d’uso del servizio o del sito web. Questi documenti definiscono non solo i diritti e gli obblighi delle parti coinvolte, ma offrono anche una protezione legale contro possibili dispute o abusi da parte degli utenti. Una start-up che omette di predisporre termini e condizioni correttamente rischia di esporsi a controversie legali che potrebbero avere un impatto sulla sostenibilità del business.

Un documento di termini e condizioni redatto da un professionista permette alla start-up di gestire in modo chiaro vari aspetti critici, come la protezione della proprietà intellettuale, le politiche di pagamento e rimborso, e la gestione dei dati personali. Oltre a ciò, aiutano a regolare l’utilizzo della piattaforma o del servizio, definendo quali comportamenti sono legittimi e quali costituiscono una violazione delle regole.

È essenziale che i termini e condizioni siano personalizzati per le specifiche esigenze di ogni start-up, poiché ogni impresa ha caratteristiche uniche che necessitano di clausole su misura. Le soluzioni standard o modelli predefiniti potrebbero non coprire adeguatamente i rischi specifici di un settore particolare, esponendo l’azienda a potenziali contenziosi. Un avvocato competente può identificare questi rischi e sviluppare una documentazione legale che sia conforme alle normative vigenti, garantendo così la protezione del business e una maggiore tranquillità operativa. Per approfondimenti specifici rinviamo al nostro precedente articolo.

Definizioni e ambito di applicazione nei termini e condizioni

Un elemento base nei termini e condizioni è la sezione dedicata alle definizioni e all’ambito di applicazione. Questa parte del contratto stabilisce il significato esatto dei termini chiave utilizzati nel documento e specifica chiaramente il campo di applicazione dei termini e condizioni stessi. La chiarezza nelle definizioni è fondamentale per evitare ambiguità che potrebbero portare a dispute legali o a incomprensioni tra le parti.

Nella sezione delle definizioni, vengono specificati concetti chiave come “Utente”, “Servizio”, “Piattaforma”, “Contenuto” e “Proprietà Intellettuale”. Ogni definizione deve essere formulata in modo preciso e dettagliato, al fine di rendere inequivocabile il significato di ciascun termine. Ad esempio, il termine “Utente” potrebbe riferirsi a chiunque utilizzi la piattaforma, mentre “Servizio” potrebbe includere tutte le funzionalità offerte dalla start-up. Le definizioni, pertanto, costituiscono la base per l’interpretazione corretta dei termini e condizioni, garantendo che tutte le parti abbiano una comprensione uniforme del contratto.

L’ambito di applicazione definisce chiaramente a chi e a cosa si applicano i termini e condizioni. Per una start-up, è importante specificare se i termini e condizioni si applicano solo agli utenti registrati, a tutti i visitatori del sito web o a coloro che acquistano un determinato servizio. Essi non vanno confusi con i patti parasociali, che invece disciplinano i rapporto tra i soci promotori del Progetto o dell’iniziativa.

È inoltre fondamentale includere una dichiarazione che specifichi che l’accettazione dei termini e condizioni implica il rispetto di tutte le regole e le politiche dell’azienda. Ad esempio, accettando i termini e condizioni, l’utente accetta di utilizzare la piattaforma in modo conforme alla legge, rispettando le restrizioni d’uso imposte dall’azienda e le politiche di sicurezza dei dati.

Obblighi dell’utente e restrizioni d’uso: proteggere la start-up con i termini e condizioni

Uno degli elementi più importanti da includere nei termini e condizioni di una start-up riguarda gli obblighi dell’utente e le restrizioni d’uso. Questa sezione definisce chiaramente le aspettative dell’azienda nei confronti degli utenti, specificando ciò che è consentito e ciò che è vietato durante l’uso del servizio o della piattaforma.

In primo luogo, i termini e condizioni devono stabilire gli obblighi generali degli utenti, come il corretto utilizzo della piattaforma e il rispetto delle leggi applicabili. È essenziale che l’utente si impegna a non utilizzare la piattaforma per scopi illeciti o fraudolenti, né per violare i diritti di terze parti, come la proprietà intellettuale o i diritti di privacy. Inoltre, gli utenti devono essere informati dell’obbligo di fornire informazioni veritiere e aggiornate al momento della registrazione o dell’uso dei servizi.

Le restrizioni d’uso sono altrettanto fondamentali per garantire il corretto funzionamento della piattaforma. I termini e condizioni devono chiaramente vietare l’uso della piattaforma per attività che potrebbero danneggiare il sistema, come il caricamento di malware o tentativi di hacking. Altre restrizioni d’uso comuni includono il divieto di rivendere il servizio, l’utilizzo di bot automatizzati per accedere alla piattaforma, e la modifica o l’ingegneria inversa del software.

Inoltre, questa sezione dei termini e condizioni dovrebbe includere specifiche disposizioni sulla gestione dei contenuti. Ad esempio, molte piattaforme consentono agli utenti di caricare o condividere contenuti, e i termini e condizioni devono definire con precisione i limiti di ciò che è accettabile, come il divieto di pubblicare contenuti offensivi, diffamatori o che violino la proprietà intellettuale di altri.

La chiarezza in merito agli obblighi e alle restrizioni d’uso protegge la start-up da abusi della piattaforma e fornisce una base legale per sospendere o bloccare gli account degli utenti che violano i termini e condizioni. È anche essenziale includere una clausola che indichi le possibili conseguenze in caso di violazione, come la sospensione immediata dell’account o la risoluzione del contratto.

Limitazione di responsabilità nei termini e condizioni

Una delle clausole più essenziali all’interno dei termini e condizioni di una start-up è la limitazione di responsabilità. Questa clausola serve a limitare la responsabilità dell’azienda nei confronti degli utenti per eventuali danni o perdite derivanti dall’uso del servizio o della piattaforma.

La clausola di limitazione di responsabilità definisce chiaramente quali tipi di danni o perdite non saranno coperti dall’azienda. Ad esempio, molte start-up includono nei loro termini e condizioni una dichiarazione che esclude la responsabilità per danni indiretti, incidentali o consequenziali. Ciò significa che l’azienda non sarà responsabile per perdite economiche derivanti dall’interruzione del servizio o da errori tecnici che potrebbero verificarsi sulla piattaforma.

Un altro aspetto importante della clausola di limitazione di responsabilità è la protezione dell’azienda da eventuali reclami legati a contenuti generati dagli utenti o a servizi forniti da terze parti. Nei termini e condizioni, è fondamentale specificare che l’azienda non può essere ritenuta responsabile per contenuti pubblicati dagli utenti o per eventuali difetti nei servizi di fornitori terzi collegati alla piattaforma.

La limitazione di responsabilità deve inoltre includere disposizioni chiare riguardanti i limiti finanziari della responsabilità dell’azienda. Ad esempio, è comune che i termini e condizioni limitino l’importo massimo che l’azienda sarebbe disposta a risarcire in caso di una controversia, spesso limitato all’ammontare pagato dall’utente per l’uso del servizio.

Inoltre, i termini e condizioni devono chiarire che l’azienda non sarà responsabile per eventuali interruzioni del servizio dovute a fattori esterni, come attacchi informatici, manutenzioni tecniche, o eventi di forza maggiore. Tali clausole proteggono l’impresa da rischi che potrebbero causare gravi perdite economiche se non adeguatamente previsti.

Infine, è essenziale che la clausola di limitazione di responsabilità sia formulata in conformità con le normative vigenti, che possono variare a seconda della giurisdizione in cui opera la start-up. Un avvocato può garantire che i termini e condizioni siano conformi alle leggi applicabili, riducendo così il rischio di contenziosi o la redazione di clausole nulle.

Privacy policy e termini e condizioni

Un’altra sezione fondamentale da includere nei termini e condizioni è quella dedicata alla privacy policy. In un contesto in cui la protezione dei dati personali è regolata da normative sempre più stringenti, come il GDPR in Europa, è essenziale che le start-up adottino una politica chiara e conforme sulla gestione delle informazioni personali degli utenti. I termini e condizioni devono fare riferimento esplicito alla privacy policy, che rappresenta il documento centrale per garantire la conformità dell’azienda alle leggi sulla protezione dei dati.

La privacy policy deve specificare quali dati personali vengono raccolti, per quali finalità e come verranno trattati. Nei termini e condizioni, è importante indicare che l’utente, accettando l’utilizzo della piattaforma, accetta anche la raccolta e il trattamento dei suoi dati secondo quanto stabilito nella privacy policy. Questo permette di stabilire una base legale per il trattamento dei dati, riducendo il rischio di controversie legali in materia di protezione dei dati.

Inoltre, la privacy policy deve chiarire le modalità di conservazione e protezione dei dati. Per approfondimenti su tema, rinviamo al nostro specifico articolo.

Pagamento e rimborso nei termini e condizioni

Un’altra sezione che, di regola, deve essere inserita nei termini e condizioni di una start-up riguarda i termini di pagamento e le politiche di rimborso. Questa clausola ha lo scopo di regolare i rapporti economici tra l’azienda e i suoi clienti, stabilendo in maniera chiara quali siano le modalità di pagamento accettate, i tempi di esecuzione e le eventuali condizioni per richiedere un rimborso. Definire con precisione questi aspetti all’interno dei termini e condizioni non solo evita contenziosi, ma garantisce anche una trasparenza fondamentale nei rapporti commerciali, specialmente per le società che operano nel settore dell’e-commerce.

I termini di pagamento devono specificare in modo chiaro quali metodi di pagamento sono accettati dalla start-up, come carte di credito, bonifici bancari o piattaforme di pagamento online. Nei termini e condizioni, è essenziale indicare se i pagamenti devono essere effettuati in anticipo o se è prevista una dilazione, e quali sono i tempi di elaborazione per ciascun metodo. Inoltre, in caso di servizi in abbonamento, deve essere precisata la frequenza dei pagamenti e le modalità per disdire l’abbonamento.

Un altro aspetto da considerare è la fatturazione. Nei termini e condizioni, la start-up deve indicare chiaramente se e quando verranno emesse le fatture, specificando i dati necessari per la corretta fatturazione e il rispetto delle normative fiscali applicabili. In questo modo, si riducono i rischi di errori contabili o di reclami da parte dei clienti.

La clausola relativa ai rimborsi è altrettanto importante. I termini e condizioni devono specificare chiaramente le circostanze in cui un cliente può richiedere un rimborso, i tempi di elaborazione della richiesta e le eventuali condizioni che limitano o escludono la possibilità di ottenere il rimborso. Ad esempio, per molte start-up che operano nel settore dei servizi digitali, è prassi comune limitare i rimborsi una volta che il servizio è stato erogato o il prodotto scaricato.

Infine, i termini e condizioni devono includere una dichiarazione che spieghi come eventuali modifiche alle politiche di pagamento o rimborso verranno comunicate agli utenti, e come questi ultimi potranno accettare le modifiche proposte. Questo aspetto garantisce una maggiore trasparenza e consente all’azienda di modificare le sue politiche in futuro senza incorrere in contestazioni.

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Proprietà intellettuale e licenze d’uso nei termini e condizioni

Un aspetto fondamentale che deve essere regolato all’interno dei termini e condizioni è la proprietà intellettuale. Per una start-up, la protezione della propria proprietà intellettuale è essenziale per garantire che le proprie creazioni – siano esse software, design, marchi o contenuti – non vengano utilizzate senza autorizzazione o replicate da terze parti. I termini e condizioni devono quindi includere clausole che stabiliscano in modo chiaro i diritti d’autore e le licenze d’uso legate ai prodotti e ai servizi offerti dalla piattaforma.

Innanzitutto, è fondamentale specificare che tutto il materiale pubblicato sulla piattaforma, incluse immagini, testi, loghi, software e video, è di proprietà esclusiva della start-up o dei suoi licenziatari, ed è protetto dalle leggi sulla proprietà intellettuale.

Nei termini e condizioni, deve essere chiarito che l’uso di tali materiali da parte degli utenti è consentito solo nei limiti previsti dalle licenze concesse dall’azienda. Ad esempio, i termini possono prevedere una licenza limitata, non trasferibile e revocabile che consente agli utenti di utilizzare il contenuto solo per scopi personali e non commerciali.

Inoltre, se la start-up utilizza contenuti generati dagli utenti, come recensioni o contributi su forum, è essenziale includere una clausola che chiarisca i diritti dell’azienda su tali contenuti. I termini e condizioni devono stabilire che, nel momento in cui un utente carica o pubblica un contenuto sulla piattaforma, concede all’azienda una licenza mondiale, non esclusiva e senza royalty per utilizzare, modificare o distribuire il contenuto a scopi commerciali e di marketing.

In definitiva, la protezione della proprietà intellettuale è un elemento imprescindibile all’interno dei termini e condizioni di una start-up. Assicurarsi che tutte le creazioni aziendali siano protette e che l’uso da parte degli utenti sia regolato da licenze d’uso specifiche contribuisce a salvaguardare l’innovazione e a prevenire usi non autorizzati. Un avvocato specializzato può aiutare a redigere clausole efficaci e conformi alle leggi vigenti, garantendo così la protezione completa dei diritti d’autore e dei brevetti.

Risoluzione delle controversie e foro competente nei termini e condizioni

Una sezione fondamentale da includere nei termini e condizioni di una start-up riguarda la risoluzione delle controversie e la scelta del foro competente. Questa clausola stabilisce il metodo con cui eventuali dispute tra l’azienda e gli utenti verranno gestite, così come il luogo in cui eventuali controversie legali verranno discusse. Definire chiaramente queste condizioni all’interno dei termini e condizioni permette di prevenire lunghe e costose azioni legali, garantendo un processo di risoluzione rapido e conforme agli interessi dell’azienda. Trattasi peraltro di clausole attenzionate dal Legislatore e che richiedono una valutazione di conformità nella procedura di accettazione e sul rispetto della normativa a tutela dei consumatori.

La risoluzione delle controversie può essere gestita attraverso diverse modalità. Nei termini e condizioni, è possibile includere clausole che richiedano agli utenti di utilizzare metodi alternativi per la risoluzione delle dispute.

È inoltre importante che i termini e condizioni stabiliscano chiaramente quale sarà il foro competente in caso di azioni legali. Il foro competente definisce il tribunale o la giurisdizione in cui verrà discussa una causa legale tra l’azienda e un utente. Solitamente, è consigliabile per la start-up scegliere una giurisdizione vicina alla propria sede legale o in cui l’azienda ha il maggior numero di operazioni commerciali.

Un altro aspetto essenziale è la scelta della legge applicabile. Nei termini e condizioni, è possibile prevedere una clausola che stabilisca quale legge regolerà il contratto tra l’azienda e gli utenti. Molte start-up operano su scala internazionale, il che rende necessario specificare se il rapporto sarà regolato dalla legge del paese in cui ha sede l’azienda o da altre leggi internazionali applicabili.

Conclusioni. Termini e condizioni nell’assistenza legale per start-up

I termini e condizioni rappresentano, dunque, uno strumento fondamentale per qualsiasi start-up che desideri proteggere il proprio business e garantire trasparenza nei rapporti con gli utenti e i clienti. Redigere in modo accurato i termini e condizioni non solo tutela l’azienda da potenziali controversie legali, ma offre anche una base solida per costruire la fiducia dei clienti e operare in piena conformità alle normative vigenti.

Le start-up che operano nel settore digitale o che utilizzano piattaforme online devono assicurarsi che i loro termini e condizioni siano aggiornati e rispecchino l’evoluzione normativa, specialmente in relazione alla proprietà intellettuale, ai termini di pagamento e ai diritti degli utenti.

Rivolgersi a un professionista per la stesura dei termini e condizioni non è solo una questione di conformità legale, ma rappresenta un vero e proprio investimento nella sicurezza e nella crescita del proprio business.

Lo Studio Legale D’Agostino offre una consulenza specifica nell’elaborazione di termini e condizioni per le start-up, coprendo ogni aspetto legale lungo tutta la fase di sviluppo del progetto. Grazie a un’esperienza consolidata nel settore dell’innovazione, lo Studio è in grado di supportare le giovani imprese nella costruzione di una base legale solida che favorisca lo sviluppo e la protezione del business a lungo termine.

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Assistenza legale per start-up: avvocato specializzato in contratti, brevetti, patti parasociali ed equity - DAGOSTINOLEX Roma

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Assistenza legale essenziale per start-up 2024/2025. Quando serve l’avvocato?

Assistenza legale essenziale per start-up 2024/2025. Quando serve l’avvocato?

In ogni fase dello sviluppo, dalla costituzione della start up fino alla sua espansione, l’assistenza legale gioca un ruolo cruciale. Disporre di una solida consulenza legale fin dal principio, non solo riduce il rischio di contenziosi futuri, ma offre anche un vantaggio competitivo, poiché permette alla start-up di concentrarsi sul proprio core business senza preoccuparsi delle insidie legali.

Che si tratti di redigere contratti, proteggere la proprietà intellettuale o garantire la conformità con leggi nazionali e internazionali, l’assistenza legale è uno strumento essenziale per ogni imprenditore che desidera costruire una start-up di successo.

Questo articolo esplorerà quando è necessario rivolgersi a un avvocato, con l’obiettivo di offrire una guida operativa per chi è agli inizi della propria impresa. Per aggiornamenti normativi, invitiamo i lettori a seguirci anche sulle pagine social.

Perché la consulenza legale è fondamentale per una start-up

L’assistenza legale per una start-up non è un lusso, ma una necessità. Molti imprenditori tendono a sottovalutare l’importanza di avere un avvocato al proprio fianco, soprattutto nelle prime fasi di vita dell’azienda. Tuttavia, il supporto legale è cruciale non solo per evitare errori che potrebbero costare caro in futuro, ma anche per navigare in un ambiente normativo in continua evoluzione.

Le start-up affrontano una serie di questioni legali complesse, come la scelta della struttura societaria più adeguata, la redazione di contratti personalizzati e la tutela della proprietà intellettuale.

Inoltre, la consulenza legale aiuta le start-up a evitare controversie con investitori, dipendenti e fornitori, fornendo le basi per operare in modo conforme e sicuro fin dagli albori. Oltre a questo, una corretta assistenza legale offre vantaggi strategici, come la capacità di negoziare con successo i finanziamenti e garantire una governance interna chiara e trasparente. Insomma, l’avvocato diventa un vero partner nel successo dell’impresa.

Le fasi iniziali: quando una start-up ha bisogno di assistenza legale

Nelle fasi iniziali di una start-up, prendere le giuste decisioni è fondamentale per costruire una base solida su cui sviluppare l’impresa. Uno degli aspetti più critici riguarda la scelta della struttura societaria: SRL, SPA, o altre forme giuridiche. La consulenza di un avvocato competente in diritto societario può fare la differenza, aiutando a valutare le opzioni disponibili in base alle caratteristiche dell’impresa, ai soci coinvolti e agli obiettivi di crescita.

Un altro atto indispensabile è la redazione dello statuto e degli eventuali patti parasociali, che definiscono le regole tra i soci e aiutano a prevenire conflitti interni futuri. Questi documenti, se non ben curati dal punto di vista legale, possono diventare una fonte di problemi, soprattutto in caso di espansione dell’impresa o entrata di nuovi investitori.

Inoltre, è essenziale considerare la tutela della proprietà intellettuale. Le start-up innovative devono proteggere marchi, brevetti e idee creative fin dall’inizio. Una corretta assistenza legale garantisce che tutte le pratiche di registrazione siano svolte in modo conforme e tempestivo, evitando che la concorrenza possa appropriarsi di idee o prodotti originali.

Infine, per le start-up che operano online o offrono servizi tramite un sito web, è cruciale predisporre termini e condizioni d’uso chiari e una privacy policy che rispetti la normativa vigente in materia di protezione dei dati (come il GDPR). Questi documenti legali non solo tutelano l’azienda da eventuali reclami, ma dimostrano anche trasparenza e professionalità nei confronti degli utenti e dei clienti.

Contratti fondamentali: stipulare accordi che proteggono la tua start-up

Un altro elemento chiave per una start-up è la gestione dei contratti. Redigere accordi chiari e completi è essenziale per evitare malintesi con partner commerciali, fornitori, dipendenti e clienti. Tra i contratti più importanti ci sono quelli di fornitura, distribuzione e, naturalmente, i contratti di lavoro e quelli per l’e-commerce.

L’assistenza legale è fondamentale per garantire che i contratti siano a prova di contenzioso e che includano tutte le clausole necessarie per proteggere la start-up. Ad esempio, clausole di non concorrenza e riservatezza sono vitali per tutelare il know-how e prevenire che ex dipendenti o collaboratori divulghino informazioni sensibili a concorrenti.

Inoltre, per le start-up che offrono equity o stock options ai propri dipendenti, è indispensabile che questi accordi siano redatti con cura, sia per tutelare l’azienda, sia per attrarre e mantenere talenti chiave. Le condizioni di assegnazione, i tempi di maturazione e le implicazioni fiscali devono essere ben definiti da un avvocato esperto.

Anche in questo caso, i termini e le condizioni d’uso e la privacy policy del sito web sono contratti essenziali per definire i rapporti con gli utenti e garantire la conformità normativa, evitando rischi legali legati alla raccolta e al trattamento dei dati personali.

Gestione dei finanziamenti: come affrontare gli investitori con l’assistenza legale giusta

Quando una start-up cresce e si avvicina a momenti decisivi come la ricerca di finanziamenti, l’assistenza legale diventa essenziale per evitare che eventuali accordi possano compromettere il controllo o la gestione dell’impresa. Uno dei momenti più critici nella vita di una start-up è la negoziazione con gli investitori, che richiede un’attenzione particolare sia in termini di valutazione delle quote sia nella stesura degli accordi di finanziamento.

Nelle fasi di seed capital o nei round di finanziamento (Serie A, B, ecc.), l’avvocato gioca un ruolo chiave nel garantire che i diritti della start-up siano protetti e che le condizioni imposte dagli investitori siano bilanciate. Senza una corretta consulenza legale, una start-up potrebbe trovarsi a cedere una quota troppo elevata del proprio capitale o accettare condizioni svantaggiose che limitano la flessibilità operativa o il potere decisionale dei fondatori.

L’assistenza legale diventa anche cruciale nel gestire le questioni fiscali legate al finanziamento, che variano a seconda della tipologia di investimento. Un avvocato esperto può garantire che tutte le operazioni siano conformi alle normative fiscali e ottimizzate per evitare impatti negativi sul lungo termine. In conclusione, l’avvocato non è solo un difensore degli interessi legali della start-up, ma un vero e proprio consulente strategico nei rapporti con gli investitori.

Assistenza legale in caso di contenziosi e risoluzione delle controversie

Nella vita di una start-up, le controversie possono sorgere in vari ambiti: dai rapporti con i clienti, ai fornitori, ai dipendenti. In queste situazioni, una assistenza legale tempestiva ed efficace è essenziale per evitare che una controversia possa evolversi in un contenzioso giudiziario costoso e dannoso per la reputazione dell’impresa.

Una consulenza legale preventiva può aiutare a gestire i conflitti con una strategia proattiva, attraverso tecniche di risoluzione alternativa delle controversie, come la mediazione, la negoziazione assistita o l’arbitrato. Questi strumenti sono sempre più utilizzati per risolvere controversie in modo rapido e meno dispendioso rispetto alle vie legali tradizionali. Un avvocato esperto può guidare la start-up in questi processi, evitando di ricorrere al tribunale e minimizzando l’impatto sui tempi e sui costi operativi.

Se tuttavia si dovesse arrivare a un contenzioso legale, l’assistenza legale diventa cruciale per difendere gli interessi della start-up, garantendo una difesa adeguata e preparata.

Conformità legale e regolamentare: mantenere la tua start-up in regola

Per una start-up, mantenere la conformità normativa è un aspetto cruciale che richiede una costante assistenza legale. Le normative cambiano rapidamente, soprattutto in settori innovativi come la tutela del software, l’e-commerce e l’innovazione tecnologica. Un supporto legale competente aiuta a garantire che la tua impresa rispetti tutte le normative vigenti, evitando sanzioni che potrebbero compromettere la crescita dell’azienda.

L’assistenza legale è fondamentale per predisporre correttamente documenti come i termini e condizioni d’uso e la privacy policy per i siti web e le applicazioni. Con normative sempre più rigide, come il GDPR, è necessario garantire che il trattamento dei dati personali avvenga in modo conforme, riducendo il rischio di multe significative. Inoltre, la consulenza legale è essenziale per gestire contratti e relazioni con clienti e fornitori, assicurando che ogni accordo sia giuridicamente valido e a prova di contenzioso.

Un altro aspetto critico è la tutela della proprietà intellettuale, che comprende la registrazione di brevetti, marchi e diritti d’autore. L’assistenza legale in questo ambito assicura che la start-up sia protetta da eventuali violazioni, preservando il suo vantaggio competitivo. Anche la gestione di documenti societari, come i patti parasociali e gli accordi di equity, richiede un’attenzione particolare per garantire che le relazioni tra i soci siano regolate in modo chiaro e trasparente.

Le start-up che operano nell’e-commerce devono inoltre rispettare regole specifiche nella stesura dei contratti di vendita, a tutela dei diritti dei consumatori. L’assistenza legale aiuta a mantenere l’impresa in regola con queste normative, evitando contenziosi che potrebbero compromettere la reputazione e la sostenibilità economica. Per un approfondimento, rinviamo agli approfondimenti svolti in una specifica guida all’e-commerce.

Quando una start-up dovrebbe rivolgersi a un avvocato

Ci sono momenti cruciali nella vita di una start-up in cui l’assistenza legale diventa indispensabile. Sono fasi che possono determinare il futuro dell’impresa, e affrontarli senza il supporto di un avvocato esperto può portare a gravi conseguenze. Ecco alcune situazioni chiave in cui una start-up dovrebbe assolutamente rivolgersi a un legale:

  • Costituzione e scelta della struttura societaria: Decidere quale forma giuridica adottare è una delle prime decisioni che una start-up deve affrontare. La scelta ha un impatto diretto su aspetti come la responsabilità dei soci, il regime fiscale e le modalità di finanziamento. Senza una corretta assistenza legale, si rischia di optare per una struttura societaria inadatta, con conseguenze negative sul lungo termine.
  • Contratti con investitori e partner: La redazione di contratti chiari e completi è cruciale, soprattutto quando si tratta di accordi con investitori o partner commerciali. Questi contratti determinano i diritti e i doveri delle parti coinvolte, e un errore nella stesura può portare a dispute o addirittura alla perdita di controllo dell’impresa.
  • Proprietà intellettuale: Proteggere le idee innovative è fondamentale per una start-up, e l’assistenza legale è necessaria per registrare marchi, brevetti e design in modo corretto. Un errore in questa fase può permettere ai concorrenti di sfruttare le tue invenzioni.
  • Contenziosi: Quando sorgono controversie con clienti, fornitori o dipendenti, è essenziale rivolgersi a un avvocato per gestire la situazione in modo professionale. Ritardare o sottovalutare questi problemi può danneggiare la reputazione dell’impresa e causare perdite finanziarie.

A chi affidare l’assistenza legale per la tua start-up?

La selezione di un consulente legale per una start-up richiede un’attenta valutazione di diversi fattori, che permettano all’impresa di affrontare al meglio le complesse sfide legali del suo percorso. In particolare, per una giovane azienda è essenziale individuare un professionista che conosca in profondità le dinamiche del settore e le implicazioni normative. Di seguito, vengono illustrati alcuni criteri di valutazione.

  • Esperienza specifica: È consigliabile valutare attentamente il livello di esperienza maturato dal legale nel campo delle start-up, con un’attenzione particolare ai settori legati all’innovazione e alla tecnologia. Tale esperienza consente di ottenere consulenze mirate su questioni pratiche e settoriali che possono avere un impatto significativo sulle attività dell’impresa.
  • Conoscenza delle normative settoriali: Le start-up spesso operano in contesti altamente regolamentati, come quelli della tecnologia, della finanza o della salute. In questi ambiti, il consulente legale deve essere costantemente aggiornato sulle normative applicabili e in grado di anticipare eventuali evoluzioni legislative che possano interessare l’impresa, offrendo una protezione preventiva e strategica..
  • Approccio strategico alla consulenza: Oltre alla risoluzione delle questioni legali immediate, è opportuno valutare il ruolo del legale anche come consulente strategico, capace di supportare l’impresa in modo proattivo, identificando potenziali rischi e offrendo soluzioni che possano favorire la crescita e lo sviluppo della start-up nel lungo termine.

Assistenza legale per start up. Conclusioni

L’assistenza legale per una start-up non è solo una risorsa utile, ma un elemento essenziale per garantire una crescita solida e conforme alle normative. Dalla fase di costituzione alla gestione dei contratti e delle proprietà intellettuali, l’assistenza legale offre protezione e prevenzione dei rischi, permettendo ai fondatori di concentrarsi sull’innovazione e sullo sviluppo del proprio business.

Sapere quando rivolgersi a un avvocato può fare la differenza tra il successo e il fallimento di un’impresa, e disporre di un supporto legale strategico rappresenta un vantaggio competitivo in ogni fase del percorso imprenditoriale. In sostanza, una start-up ben preparata dal punto di vista della compliance normativa ha maggiori possibilità di prosperare e affrontare le sfide del mercato con serenità e sicurezza.

Un caso di studio. Come l’assistenza legale ha trasformato la crescita di NextGen Solutions

NextGen Solutions era una start-up fondata da tre amici, appassionati di tecnologia e innovazione, con una visione ambiziosa: rivoluzionare il settore delle energie rinnovabili attraverso una piattaforma software che facilitasse la gestione e il monitoraggio degli impianti fotovoltaici. All’inizio, come molte start-up, i fondatori erano concentrati esclusivamente sullo sviluppo del prodotto, convinti che la qualità della loro idea avrebbe automaticamente portato al successo. Tuttavia, ignoravano un aspetto cruciale per la sopravvivenza di qualsiasi azienda: l’importanza di un’adeguata assistenza legale.

Nei primi mesi, le cose sembravano andare per il verso giusto. La piattaforma era quasi pronta, i primi potenziali clienti si dimostravano interessati, e i fondatori stavano avviando trattative con alcuni investitori per ottenere i finanziamenti necessari a scalare il business. Ma durante una negoziazione critica per un importante round di finanziamento, NextGen Solutions si trovò di fronte a una decisione complessa: gli investitori volevano ottenere una quota significativa dell’azienda, imponendo condizioni che avrebbero potuto compromettere il controllo della società.

Preoccupati di commettere errori, i fondatori decisero di rivolgersi a un avvocato esperto in assistenza legale per start-up. La consulenza legale si rivelò determinante: l’avvocato li aiutò a rinegoziare gli accordi con gli investitori, proteggendo sia il loro capitale che il controllo decisionale sull’azienda. Grazie a un’accurata revisione dei patti parasociali e degli accordi di equity, i fondatori di NextGen Solutions riuscirono a mantenere il pieno controllo della strategia aziendale, assicurandosi al contempo il capitale necessario per crescere.

Parallelamente, l’avvocato specializzato in assistenza legale lavorò per proteggere gli asset più preziosi della start-up: la sua proprietà intellettuale. Grazie a una serie di interventi mirati, i fondatori poterono registrare il brevetto per la loro tecnologia innovativa, garantendo così la protezione del loro know-how e tutelandosi da possibili imitazioni da parte dei concorrenti.

Ma il lavoro dell’avvocato non si limitò a questo. NextGen Solutions, operando principalmente attraverso una piattaforma digitale, aveva bisogno di predisporre una solida base legale anche per la gestione dei propri utenti. L’avvocato revisionò e migliorò i termini e condizioni d’uso della piattaforma e la privacy policy, garantendo la conformità con le normative europee e internazionali, in particolare con il GDPR. Grazie a questa consulenza, l’azienda non solo si mise al riparo da potenziali sanzioni, ma mostrò anche trasparenza e professionalità ai propri clienti, migliorando la fiducia nel brand.

Con una solida assistenza legale alle spalle, NextGen Solutions poté concentrarsi interamente sulla propria crescita. Oggi la start-up è diventata un punto di riferimento nel settore delle energie rinnovabili, con una piattaforma utilizzata da centinaia di aziende in tutta Europa. I fondatori riconoscono che parte del loro successo è dovuto al fatto di aver compreso l’importanza dell’assistenza legale già nelle prime fasi dell’impresa. Senza l’aiuto di un avvocato, avrebbero potuto commettere errori che avrebbero compromesso il futuro della loro start-up.

Questa storia dimostra chiaramente che l’assistenza legale non è solo un costo aggiuntivo, ma un vero e proprio investimento strategico che può fare la differenza tra il fallimento e il successo di una start-up. Per le imprese che vogliono crescere in un mercato competitivo e regolamentato, la consulenza di un esperto in assistenza legale è uno degli strumenti più preziosi a disposizione.

 

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Patente edilizia a punti: come si ottiene e come funziona

Patente edilizia a punti: come si ottiene e come funziona

La patente edilizia a crediti rappresenta uno strumento giuridico di recente introduzione nel panorama normativo italiano, che riveste un ruolo cruciale per le imprese e i professionisti che operano nel settore dell’edilizia. Questo sistema di qualificazione nasce dalla necessità di garantire una maggiore sicurezza e trasparenza nelle attività svolte nei cantieri temporanei o mobili, e si inserisce in un contesto normativo già consolidato, disciplinato principalmente dall’articolo 27 del Decreto Legislativo n. 81/2008 (Testo Unico sulla Sicurezza del Lavoro) e dal Decreto Ministeriale 18 settembre 2024, n. 132.

L’introduzione della patente edilizia a punti è avvenuta in risposta alla crescente esigenza di regolamentare in modo più efficace la gestione della sicurezza nei cantieri, un ambito in cui spesso si verificano infortuni gravi o mortali a causa di carenze nelle misure di protezione e prevenzione. Questo strumento si propone di responsabilizzare le imprese, monitorando continuamente il loro comportamento e il rispetto delle normative di sicurezza attraverso un sistema basato su crediti. L’iniziativa mira anche a promuovere il miglioramento continuo delle condizioni di lavoro, premiando chi investe in formazione, salute e sicurezza e penalizzando chi si sottrae a tali obblighi. Si pone, in sostanza, come un nuovo strumento di sostenibilità del business nel settore edilizio.

Il Decreto Ministeriale n. 132/2024 ha formalizzato e regolamentato il meccanismo della patente edilizia a crediti, stabilendo non solo le modalità di attribuzione e gestione dei crediti, ma anche le sanzioni previste per le imprese che non rispettano le normative. Si tratta di un tema di estrema attualità per il settore, specialmente in un contesto in cui la sicurezza sul lavoro è sempre più oggetto di attenzione da parte del legislatore e delle istituzioni competenti.

In questo articolo si intende approfondire il funzionamento della patente edilizia a crediti, analizzando i soggetti destinatari, i requisiti necessari per ottenerla, il sistema di gestione dei crediti, le sanzioni previste e la sua rilevanza per le imprese che operano nel settore pubblico e privato.

A chi si applica e come si ottiene la patente edilizia

La patente edilizia a crediti è destinata a una vasta categoria di soggetti che operano nei cantieri temporanei o mobili, indipendentemente dal fatto che siano qualificabili come imprese edili. Secondo l’articolo 27 del Decreto Legislativo n. 81/2008 e il Decreto Ministeriale 18 settembre 2024, n. 132, tale obbligo si applica a tutte le imprese e ai lavoratori autonomi che svolgono attività fisiche all’interno dei cantieri.

Tuttavia, sono previste alcune eccezioni rilevanti. Ad esempio, ne sono esonerati i fornitori che non eseguono la posa in opera dei beni, nonché i professionisti che offrono prestazioni di natura intellettuale, come ingegneri, architetti e geometri. Altrettanto esonerate sono le imprese che dispongono di un’attestazione SOA di categoria pari o superiore alla III. Questo tipo di attestazione certifica che l’impresa ha le qualificazioni necessarie per partecipare a lavori di importo superiore a 1.033.000 euro, e la sua presenza sostituisce l’obbligo della patente edilizia a crediti.

Per ottenere la patente, le imprese devono dimostrare di possedere una serie di requisiti stringenti, volti a garantire il rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza sul lavoro e di regolarità contributiva. Questi requisiti comprendono l’iscrizione alla Camera di Commercio, un elemento basilare per garantire la tracciabilità delle imprese attive sul territorio. Un altro requisito fondamentale è il possesso del DURC (Documento Unico di Regolarità Contributiva) in corso di validità, che certifica la regolarità nei versamenti contributivi e previdenziali. Per le imprese soggette alla normativa sulla sicurezza, è inoltre richiesta l’elaborazione del DVR (Documento di Valutazione dei Rischi), un documento cruciale che identifica i rischi specifici presenti nei cantieri e descrive le misure di prevenzione e protezione adottate.

Tra gli altri requisiti essenziali, vi è la certificazione di regolarità fiscale, che attesta la conformità dell’impresa alle normative tributarie, e la nomina del RSPP (Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione), obbligatoria nei casi previsti dalla legge. Oltre alla presenza del RSPP, le imprese devono dimostrare di aver adempiuto agli obblighi di formazione previsti per i datori di lavoro, i dirigenti, i preposti, i lavoratori autonomi e i lavoratori dipendenti. Questa formazione è cruciale per garantire che tutti i soggetti coinvolti nelle attività del cantiere siano adeguatamente istruiti sulle norme di sicurezza e sulle procedure da seguire in caso di emergenza.

Fino al 31 ottobre 2024, il possesso di questi requisiti può essere attestato mediante una autocertificazione, che dovrà essere trasmessa via PEC all’Ispettorato Nazionale del Lavoro. Tuttavia, a partire dal 1° novembre 2024, sarà obbligatorio presentare una richiesta formale tramite il portale appositamente predisposto. La mancata presentazione della richiesta entro i termini impedirà all’impresa o al lavoratore autonomo di operare nei cantieri. Questa procedura è stata pensata per garantire un elevato livello di sicurezza e conformità normativa in un settore, come quello edilizio, che presenta significativi rischi per i lavoratori e per il contesto in cui si opera.

Come funziona la patente: decurtazione dei punti, sospensione e revoca

Il funzionamento della patente edilizia a crediti si fonda su un sistema di gestione dei punteggi che riflette il grado di conformità delle imprese e dei lavoratori autonomi alle normative in materia di sicurezza sul lavoro e di qualità nell’esecuzione delle opere nei cantieri temporanei o mobili. Al momento del rilascio, a ogni impresa viene assegnato un punteggio iniziale di 30 crediti. Questo rappresenta una soglia di partenza che garantisce la possibilità di operare all’interno dei cantieri, ma la sua gestione richiede un’attenzione costante, poiché il mantenimento di almeno 15 crediti è imprescindibile per continuare a lavorare.

La perdita di crediti è direttamente collegata a violazioni delle normative di sicurezza sul lavoro, accertate tramite provvedimenti definitivi come sentenze o ordinanze-ingiunzione. Ad esempio, la mancata elaborazione del Documento di Valutazione dei Rischi (DVR), un obbligo fondamentale per tutte le imprese operanti nei cantieri, comporta una decurtazione di 5 crediti. Analogamente, la mancata predisposizione di un Piano di emergenza ed evacuazione, essenziale per garantire la sicurezza in caso di eventi straordinari, riduce il punteggio di 3 crediti.

Anche l’omissione degli obblighi di formazione e addestramento del personale e la mancata costituzione del servizio di prevenzione e protezione comportano decurtazioni, rispettivamente di 2 e 3 crediti. Questi obblighi sono fondamentali per garantire che il personale operante nei cantieri sia adeguatamente preparato e tutelato.

Inoltre, il sistema della patente edilizia a crediti prevede specifiche misure sanzionatorie in caso di infortuni gravi. Qualora si verifichi un infortunio sul lavoro che comporti la morte o un’inabilità permanente del lavoratore, l’Ispettorato Nazionale del Lavoro può disporre la sospensione cautelare della patente per un periodo massimo di 12 mesi. Tale misura è obbligatoria se l’infortunio è imputabile, anche a titolo di colpa grave, al datore di lavoro, al suo delegato o al dirigente responsabile. La sospensione della patente impedisce all’impresa di proseguire le attività nei cantieri, rappresentando una misura immediata di tutela dei lavoratori e di deterrenza nei confronti delle condotte negligenti.

La patente edilizia può essere revocata nei casi in cui vengano riscontrate dichiarazioni non veritiere sui requisiti necessari per il rilascio. Questo avviene quando, durante i controlli successivi, si accerta che le autocertificazioni fornite dall’impresa o dal lavoratore autonomo non corrispondono alla realtà. La revoca della patente comporta una conseguenza molto seria: l’impresa non potrà richiederne una nuova se non dopo un periodo minimo di 12 mesi dalla data della revoca. Questo lasso di tempo serve come periodo di riflessione e riorganizzazione per l’impresa, che dovrà dimostrare di aver corretto le proprie carenze prima di poter tornare a operare nei cantieri.

Oltre alla gestione delle decurtazioni, il sistema della patente edilizia a crediti prevede la possibilità di incrementare il punteggio iniziale. Le imprese che investono nella sicurezza sul lavoro e che dimostrano di adottare misure volontarie in materia di salute e sicurezza, come la certificazione di un Sistema di Gestione della Sicurezza sul Lavoro (SGSL) conforme alla norma UNI EN ISO 45001, possono ottenere incrementi significativi dei crediti. Anche l’adozione di modelli organizzativi e gestionali conformi all’articolo 30 del D.Lgs. 81/2008 può comportare un aumento dei crediti fino a 40 punti.

Il sistema premia, inoltre, la continuità di buone pratiche: le imprese che non subiscono decurtazioni di punteggio per un biennio possono vedere incrementato il proprio punteggio di 1 fino a 20 crediti, promuovendo un comportamento virtuoso e conforme alle normative nel lungo termine.

Sanzioni

Le sanzioni previste per chi opera senza la patente edilizia a crediti, o con una patente che abbia un punteggio inferiore ai 15 crediti, sono estremamente severe e mirano a garantire la sicurezza sul lavoro e il rispetto delle normative. In particolare, l’impresa o il lavoratore autonomo che si trovino a operare in cantiere senza una patente valida o con un punteggio insufficiente sono soggetti a una sanzione amministrativa significativa, pari al 10% del valore dei lavori.

In ogni caso, la sanzione non può essere inferiore a 6.000 euro, anche se il 10% del valore dei lavori risultasse inferiore a tale somma. Questa misura è stata concepita per garantire che le imprese rispettino gli obblighi di legge e per disincentivare comportamenti negligenti o fraudolenti nel settore edilizio.

Oltre alla sanzione pecuniaria, è prevista l’esclusione dalla partecipazione ai lavori pubblici per un periodo di sei mesi, una misura che può avere gravi conseguenze per le imprese che operano principalmente nel settore delle gare d’appalto pubbliche. Questa esclusione rappresenta una pena aggiuntiva particolarmente incisiva, poiché limita la capacità dell’impresa di accedere a nuove opportunità lavorative durante il periodo di interdizione.

Il combinato disposto di sanzioni economiche e l’esclusione dai lavori pubblici rende chiaro che il legislatore intende garantire la piena osservanza delle normative in materia di sicurezza nei cantieri, creando un sistema in cui le violazioni sono fortemente scoraggiate, non solo tramite pene economiche, ma anche con l’interdizione operativa.

Conclusioni sulla patente edilizia a crediti

In conclusione, il sistema della patente edilizia a crediti rappresenta un importante strumento di controllo e incentivazione per garantire la conformità delle imprese e dei lavoratori autonomi alle normative di sicurezza sul lavoro. Il meccanismo di attribuzione e gestione dei crediti, unito alle sanzioni previste per chi non rispetta gli obblighi, mira a responsabilizzare tutti i soggetti coinvolti nell’attività edilizia, promuovendo il rispetto delle normative e il miglioramento continuo delle condizioni di lavoro nei cantieri.

Per le imprese e i professionisti che operano nel settore della contrattualistica pubblica, ma anche in quello privato, la patente a crediti assume una rilevanza strategica. Da un lato, consente di accedere a opportunità lavorative di rilievo, garantendo una certificazione di qualità e sicurezza. Dall’altro, la perdita dei crediti o la mancanza di una patente valida può comportare l’esclusione temporanea dalle gare d’appalto pubbliche, con gravi conseguenze economiche e operative.

In questo contesto, è essenziale per le imprese e i lavoratori autonomi assicurarsi di rispettare scrupolosamente i requisiti previsti dalla normativa, adottando misure preventive e investendo nella formazione e nella sicurezza. Solo così sarà possibile mantenere e incrementare i crediti necessari per operare in cantiere, evitando le pesanti sanzioni previste dalla legge.

Per garantire la massima conformità e affrontare con serenità le complessità normative, è consigliabile rivolgersi a studi legali specializzati, in grado di fornire assistenza su misura per ogni fase del processo, dalla richiesta della patente alla gestione degli eventuali contenziosi o sanzioni. Lo Studio Legale D’Agostino si pone come partner affidabile per imprese e professionisti, offrendo consulenze personalizzate e un supporto continuo nella gestione della compliance normativa in materia di sicurezza sul lavoro e contrattualistica pubblica.

Scarica qui la Guida Operativa alla disciplina del D.M. 132/2024 sulla patente edilizia

Link esterno: portale ANCE patente a crediti

Decreto NIS 2: calendario delle scadenze da non perdere

Decreto NIS 2: calendario delle scadenze da non perdere

Con il Decreto Legislativo 138/2024, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 1° ottobre 2024, l’Italia ha finalmente recepito la Direttiva NIS 2. Il decreto introduce un quadro normativo più rigoroso e articolato, imponendo a soggetti pubblici e privati nuovi obblighi di gestione del rischio e di notifica di incidenti di sicurezza informatica. Nel dettaglio la normativa individua due principali categorie di soggetti: essenziali e importanti, imponendo loro differenti livelli di adempimento.

In questo articolo, intendiamo offrire una guida pratica per le imprese sulle principali scadenze e adempimenti previsti dal decreto, fornendo un quadro chiaro delle tempistiche e delle misure da adottare per evitare le pesanti sanzioni previste per le violazioni. In attesa di una nostra successiva pubblicazione più dettagliata, questo contributo vuole essere un primo strumento di orientamento per conformarsi alla nuova normativa in modo efficace e tempestivo.

Chi sono i soggetti tenuti all’applicazione del Decreto NIS 2?

Il D. Lgs. 138/2024 NIS 2 si applica a una vasta gamma di soggetti, pubblici e privati, che operano in settori considerati di primaria rilevanza per gli interessi della collettività. L’articolo 3, unitamente agli Allegati I, II, III e IV, identifica con precisione tali soggetti, distinguendoli in due grandi categorie: amministrazioni pubbliche e soggetti essenziali/ importanti.

Senza pretese di esaustività, basti in questa sede ricordare che, per quanto riguarda gli enti pubblici, il Decreto NIS 2 si applica a tutte le amministrazioni centrali dello Stato, come individuate nell’Allegato III, comprendendo, tra gli altri, ministeri, agenzie governative, autorità indipendenti, amministrazioni regionali, comuni oltre i 100.000 abitanti e altri enti pubblici (che forniscono, ad esempio, servizi di interesse economico generale, società in house, società partecipate e società a controllo pubblico etc.).

D’altro lato, per gli enti (essenzialmente) privati, il decreto distingue tra soggetti essenziali e soggetti importanti, in base alla rilevanza dei settori in cui operano. I soggetti essenziali, come definiti nell’Allegato I, operano in settori altamente critici per la sicurezza nazionale, tra cui l’energia, i trasporti, la sanità, la gestione delle risorse idriche e le infrastrutture digitali. Tuttavia, la qualifica spetta ai soggetti che superano i massimali previsti per le medie imprese, come stabilito dalla raccomandazione 2003/361/CE. Ciò esclude che le imprese di più ridotte dimensioni, a meno che non siano esplicitamente classificate come critiche o operino in determinati ambiti (es. prestatori di servizi fiduciari qualificati e i gestori di registri dei nomi di dominio di primo livello), siano annoverate tra i soggetti essenziali. Le P.A. centrali figurano di diritto tra i soggetti essenziali.

Rientrano invece tra i soggetti importanti, per sottrazione, quelli che non sono ritenuti essenziali e coloro che operano nei settori di cui all’Allegato II. Quest’ultimo individua alcuni settori come i servizi postali, la gestione dei rifiuti la produzione di sostanze chimiche o di dispositivi medici, e i fornitori di servizi digitali.  Anche in questo caso, l’applicazione della normativa è subordinata, salvo eccezioni, al superamento dei massimali per le piccole imprese.

NIS 2: la registrazione sulla piattaforma e il meccanismo di designazione. Quali termini?

Con il recepimento della Direttiva NIS 2 è stato significativamente ampliato il numero di soggetti tenuti a conformarsi agli obblighi di cybersicurezza. Rispetto al passato, la NIS 2 coinvolge una gamma più ampia di settori e soggetti, estendendo gli obblighi anche a categorie di soggetti e settori di attività prima non considerati. Questo ampliamento ha reso opportuno prevedere la creazione di una piattaforma digitale, gestita dall’Autorità nazionale competente NIS, attraverso la quale i soggetti interessati devono registrarsi o aggiornare le informazioni necessarie.

Nel dettaglio, l’art. 7, comma 1, del decreto NIS 2 stabilisce che a partire dal 1° gennaio di ogni anno, e non oltre il 28 febbraio, i soggetti obbligati devono registrarsi o aggiornare la propria registrazione sulla piattaforma digitale. Questa registrazione è fondamentale per consentire all’Autorità NIS di svolgere le sue funzioni di controllo e monitoraggio, e include la comunicazione di informazioni essenziali quali la ragione sociale, i recapiti aggiornati, l’indicazione di un punto di contatto e, ove applicabile, i settori e le tipologie di attività svolte.

In sostanza, l’ampiezza del perimetro di applicazione della normativa impone ora una maggiore responsabilità in capo ai soggetti privati, i quali devono attivarsi autonomamente per la registrazione sulla piattaforma, senza attendere un intervento attivo da parte dell’Autorità. Tale obbligo si applica sia ai soggetti essenziali che ai soggetti importanti, i quali devono comunicare tutte le informazioni relative alle proprie attività entro i termini previsti.

Tuttavia, l’art. 42 del decreto NIS 2 prevede un regime di prima applicazione per la registrazione, stabilendo che per alcune categorie specifiche di soggetti, come i fornitori di servizi di sistema dei nomi di dominio, di cloud computing e data center, la registrazione debba essere effettuata entro il 17 gennaio 2025.

Per gli altri soggetti, invece, il termine per completare la registrazione (in base al combinato disposto dagli artt. 7, comma 1 e 42) sembra fissato al 28 febbraio 2025. Tale obbligo appare comunque condizionato all’effettiva attivazione della piattaforma da parte dell’Autorità. Resta ferma la possibilità per i soggetti essenziali e importanti di registrarsi a partire dalla data di pubblicazione della piattaforma in esame.

Dopo aver ricevuto la registrazione sulla piattaforma, l’Autorità NIS verifica le informazioni trasmesse dai soggetti registrati; entro il 31 marzo di ogni anno, redige l’elenco dei soggetti essenziali e importanti. Successivamente, tramite la piattaforma digitale, comunica ai soggetti registrati il loro inserimento nell’elenco o eventuali aggiornamenti della loro posizione, e richiede eventuali integrazioni o ulteriori informazioni necessarie.

In caso di mancata registrazione o di tardiva registrazione sulla piattaforma digitale entro i termini stabiliti dall’art. 7 del D. Lgs. 138/2024 NIS 2, si applicano le sanzioni amministrative pecuniarie previste dall’art. 38. Le violazioni relative alla mancata registrazione sono punite con sanzioni che, per i soggetti essenziali, possono arrivare fino allo 0,1% del fatturato annuo su scala mondiale (o per i soggetti importanti, lo 0,07% del fatturato annuo). Inoltre, in caso di mancata registrazione, potranno essere comunque contestate, ricorrendone i presupposti, anche le altre violazioni (si applica, in tal caso, la sanzione prevista per la violazione più grave aumentata fino al triplo).

NIS 2, adozione di misure di sicurezza e elencazione di attività e servizi. Quali termini?

Il D. Lgs. 138/2024 NIS 2 prevede una serie di obblighi stringenti in materia di sicurezza informatica che i soggetti essenziali e importanti devono rispettare, come delineato dagli articoli 23, 24 e 30. L’articolo 23 impone agli organi di amministrazione e direttivi dei soggetti essenziali e importanti di approvare e sovrintendere all’implementazione delle misure di gestione del rischio per la sicurezza informatica. Tali organi sono inoltre tenuti a promuovere una formazione specifica in materia di sicurezza informatica, sia per i dirigenti che per i dipendenti.

L’articolo 24 stabilisce gli obblighi specifici di gestione del rischio per la sicurezza informatica. I soggetti obbligati devono adottare misure tecniche, operative e organizzative adeguate e proporzionate per prevenire o ridurre al minimo l’impatto di incidenti di sicurezza sui propri sistemi informativi e sui servizi offerti. Le misure devono essere basate su un approccio multi-rischio e comprendere politiche di sicurezza, gestione degli incidenti, continuità operativa, gestione della catena di approvvigionamento e sicurezza del personale.

L’articolo 30 del Decreto NIS 2, invece, prevede l’obbligo per i soggetti essenziali e importanti di fornire, attraverso la piattaforma digitale, un elenco delle attività e dei servizi svolti, comprensivo della loro caratterizzazione e categorizzazione, al fine di permettere una valutazione accurata dei rischi associati a ciascuna attività. Tale elenco deve essere comunicato annualmente tra il 1° maggio e il 30 giugno, a partire dall’anno successivo alla registrazione sulla piattaforma digitale.

Tuttavia, come previsto dall’articolo 42 del decreto NIS 2, l’obbligo di comunicare l’elenco delle attività e dei servizi entrerà in vigore a partire dal 1° gennaio 2026, fornendo così ai soggetti coinvolti un ampio margine di tempo per adeguarsi.

Per quanto riguarda gli obblighi previsti dagli articoli 23 e 24 del Decreto NIS 2, essi dovranno essere rispettati entro 18 mesi dalla ricezione della comunicazione di inserimento nell’elenco dei soggetti essenziali o importanti, come stabilito dall’articolo 42. Questo termine dilazionato garantisce ai soggetti il tempo necessario per implementare tutte le misure di sicurezza richieste dalla normativa, evitando che l’applicazione sia immediata e repentina.

Notifica degli incidenti. Quali termini?

Il decreto di recepimento della NIS 2, all’art. 25, introduce un obbligo stringente per i soggetti essenziali e importanti di notificare ogni incidente significativo che possa avere un impatto rilevante sulla fornitura dei loro servizi. L’incidente è considerato significativo quando provoca o ha il potenziale di provocare gravi perturbazioni operative o perdite finanziarie per il soggetto, o quando ha ripercussioni significative su altre persone fisiche o giuridiche, causando perdite materiali o immateriali rilevanti.

La norma stabilisce i termini precisi per la notifica degli incidenti al CSIRT Italia. Entro 24 ore dal momento in cui un soggetto è venuto a conoscenza di un incidente significativo, è richiesto l’invio di una pre-notifica, che, ove possibile, deve indicare se l’incidente può essere il risultato di atti illegittimi o malevoli o se ha un impatto transfrontaliero.

Successivamente, entro 72 ore dalla scoperta dell’incidente, il soggetto deve trasmettere una notifica completa, contenente una valutazione iniziale dell’incidente, comprensiva della sua gravità e impatto. In seguito, il soggetto può essere tenuto a fornire una relazione intermedia, seguita da una relazione finale entro un mese dall’invio della notifica completa, contenente una descrizione dettagliata dell’incidente, le misure di attenuazione adottate e l’impatto transfrontaliero, ove noto.

In base a quanto previsto dall’art. 42, l’obbligo di notifica degli incidenti si applicherà gradualmente. Nella fase di prima applicazione, il termine per l’adempimento degli obblighi di notifica è fissato in nove mesi dalla ricezione della comunicazione di inserimento nell’elenco dei soggetti essenziali o importanti da parte dell’Autorità nazionale competente NIS.

Tuttavia, per i soggetti che sono già stati identificati come operatori di servizi essenziali ai sensi del D. Lgs. 65/2018, l’obbligo di notifica degli incidenti e gli altri obblighi previsti dalle vecchie disposizioni continueranno a rimanere in vigore fino all’applicazione delle nuove regole stabilite dal D. Lgs. 138/2024 NIS 2.

In particolare, i capi IV e V del D. Lgs. 65/2018, che disciplinano rispettivamente la gestione della sicurezza informatica e la notifica degli incidenti, continueranno ad applicarsi ai soggetti già inclusi nell’elenco NIS. Questo regime transitorio sarà valido fino all’adozione dei nuovi provvedimenti attuativi previsti dall’articolo 40 del D. Lgs. 138/2024 NIS 2. Tali provvedimenti attuativi definiranno nel dettaglio le nuove modalità di applicazione della normativa NIS 2 e sostituiranno definitivamente le vecchie regole.

Calendario delle scadenze per i destinatari del D. Lgs. 138/2024 NIS 2

Per le imprese e le pubbliche amministrazioni interessate, è fondamentale monitorare con attenzione le scadenze previste e procedere tempestivamente all’adempimento degli obblighi imposti dal decreto. Pertanto, a chiusura di questa breve guida operativa riportiamo, a valere come riassunto delle considerazioni dei paragrafi precedenti, uno scadenziario delle deadline che – presumibilmente – i destinatari della disciplina si troveranno a dover rispettare.

In ogni caso, si tenga presente che, ai sensi dell’art. 40 del D. Lgs. 138/2024 NIS 2, con apposite determinazioni dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN), saranno stabiliti i termini, le modalità e i procedimenti di utilizzo e accesso alla piattaforma digitale prevista dall’articolo 7, comma 6. Saranno inoltre specificate le ulteriori informazioni che i soggetti obbligati dovranno fornire. Analogamente, l’ACN stabilirà le categorie di rilevanza e le modalità di elencazione e categorizzazione delle attività e dei servizi, in linea con l’art. 30. Pertanto, alcune delle scadenze previste dal calendario potrebbero essere condizionate all’effettiva attivazione della piattaforma di registrazione e alla pubblicazione delle determinazioni dell’ACN.

Il nostro studio legale è a disposizione per fornire assistenza e consulenza su ogni aspetto della normativa NIS 2, aiutandovi a comprendere appieno gli obblighi e a rispettare le scadenze, al fine di garantire la piena conformità alle nuove disposizioni. Per aggiornamenti seguici anche su: https://www.linkedin.com/company/dagostinolex

Ecco un dettaglio delle scadenze.

17 gennaio 2025:

Entro questa data, alcune categorie specifiche di soggetti, come fornitori di servizi di sistema dei nomi di dominio, gestori di registri di nomi di dominio, fornitori di cloud computing e data center, dovranno completare la registrazione sulla piattaforma digitale. Questa scadenza è condizionata all’attivazione della piattaforma di registrazione e alla pubblicazione delle modalità di accesso stabilite dall’ACN.

28 febbraio 2025:

Entro il 28 febbraio 2025, tutti gli altri soggetti essenziali e importanti identificati dal decreto dovranno completare la registrazione o l’aggiornamento delle informazioni richieste sulla piattaforma digitale, in conformità all’art. 7, comma 1 del Decreto NIS 2. Anche questa scadenza dipende dall’attivazione effettiva della piattaforma.

31 marzo 2025:

L’Autorità nazionale competente NIS redigerà, entro il 31 marzo di ogni anno, l’elenco dei soggetti essenziali e importanti sulla base delle registrazioni effettuate. Anche il rispetto di tale scadenza dipenderà, verosimilmente, dall’attivazione effettiva della piattaforma.

31 maggio 2025:

I soggetti che hanno ricevuto la comunicazione di inserimento nell’elenco dei soggetti essenziali o importanti (prevista entro il 31 marzo 2025), sono tenuti, tramite la piattaforma digitale, a fornire o aggiornare le seguenti informazioni: lo spazio di indirizzamento IP pubblico e i nomi di dominio in uso, l’elenco degli Stati membri in cui forniscono servizi rilevanti ai sensi del decreto, e i nominativi degli apicali responsabili dell’adempimento degli obblighi previsti dal decreto. Ciò postula che siano state adottate le determine di attivazione della piattaforma e sia stato comunicato l’effettivo inserimento nell’elenco dei destinatari della disciplina.

Entro 9 mesi dalla comunicazione di inserimento nell’elenco:

A partire dalla data della comunicazione di inserimento nell’elenco, i soggetti avranno un termine di nove mesi per iniziare ad adempiere agli obblighi di notifica degli incidenti previsti dall’art. 25. Resta fermo quanto previsto dalla disciplina transitoria per soggetti già inclusi tra gli operatori NIS.

1° gennaio 2026:

L’obbligo di comunicare l’elenco delle attività e dei servizi, comprensivo della loro caratterizzazione e categorizzazione, entrerà in vigore a partire dal 1° gennaio 2026. Da tale data, i soggetti dovranno fornire annualmente tali informazioni, come previsto dall’art. 30 del Decreto NIS 2. Anche questa scadenza appare condizionata alla definizione delle categorie di rilevanza e dei criteri di elencazione da parte dell’ACN.

Entro 18 mesi dalla comunicazione di inserimento nell’elenco:

Entro 18 mesi dalla ricezione della comunicazione, probabilmente a partire dal mese di ottobre 2026, i soggetti essenziali e importanti dovranno adempiere agli obblighi di gestione del rischio e delle misure di sicurezza previste dagli articoli 23 e 24 del Decreto NIS 2. Questo include l’approvazione delle politiche di gestione del rischio informatico e l’implementazione delle misure di sicurezza adeguate.

N.B. Le date sopra indicate sono orientative e non sostituiscono un parere legale circostanziato in base alle specifiche caratteristiche dell’operatore destinatario della disciplina NIS 2.

SCARICA QUI IL PDF: Deadlines_decreto_NIS2_dagostinolex

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